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Le risposte della scienza:
ipotesi sulla formazione
dell'immagine sindonica

 
 
 

Ipotesi scientifiche: un fenomeno fotofolgorante?

Una delle ipotesi che ha affascinato maggiormente un certo numero di scienziati è la teoria del fenomeno fotofolgorante, in quanto sarebbe strettissimamente legata alla risurrezione del Cristo, potendo addirittura spiegare il fenomeno fisico che ha prodotto quell'incredibile evento.
Questa ipotesi si affacciò già all'inizio degli anni '30, quando Natale Noguier de Malijay, la propose come spiegazione della formazione dell'immagine presente sulla Sindone.
Nel 1966 Geoffrey Ashe, ripropose tale ipotesi che fu accettata successivamente da molti altri, fra cui Giovanni Judica Cordiglia.
Più recentemente, il fisico russo Alexander V. Belyakov ha ritenuto che il corpo di Cristo risorto fosse fatto di luce. In tal modo, la luce si sarebbe irradiata da tutto il volume del corpo, non solo dalla sua superficie; inoltre, se la sua emissione fosse stata assorbita dal suo corpo, questa in massima parte si sarebbe diretta ortogonalmente alla superficie del corpo stesso. I calcoli teorici da lui eseguiti rendono plausibile la sua ipotesi di formazione dell'immagine [1].
Sebastiano Rodante ha fatto notare come l'azione fotofolgorante della risurrezione abbia potuto fissare meglio sulla tela le immagini che vi si erano impresse naturalmente, fornendo le irripetibili sfumature somatiche. A conferma di ciò, ha portato i risultati di un esperimento da lui condotto: i raggi solari impressionano superficialmente una tela imbevuta di aloe e mirra in soluzione.
Ulteriori esperimenti condotti con raggi ultravioletti hanno impressionato le tele da esperimento già dopo 5 minuti di esposizione, ma anche in questo caso solo quando le tele stesse erano bagnate. Risultati ancora più significativi sono stati ottenuti ripetendo l'esperimento con i raggi solari. I risultati ottenuti erano di una impressione d'immagine quasi uguale alla Sindone: giallo intenso e solo superficiale. «Veniva così dimostrato per la prima volta che le tele di lino, imbevute in soluzione di aloe e mirra, si comportano come un pellicola fotografica: sono sensibili alla luce solare» fu il commento di Rodante.
L'uso di altri strumenti moderni, come il flash e il laser, non ha invece prodotto tutte le caratteristiche dell'immagine sindonica. Ugualmente, tentando l'esperimento con fonti di calore e con radiazioni a diverse lunghezze d'onda, il risultato è stato vano.
Giovanni Judica Cordiglia ha tentato anche strade: dopo aver condotti esperimenti con l'aiuto del figlio Massimiliano, ha proposto un'origine elettrostatica, senza ottenere però particolari successi. Bisogna comunque osservare che i processi di strinatura sono estremamente complessi.

Irradiamento di protoni
Ugualmente interessanti si sono rivelati gli esperimenti di Jean-Baptiste Rinaudo, ricercatore di medicina nucleare a Montpellier: secondo questo scienziato, l'ossidazione acida delle fibrille superficiali della Sindone nelle zone d'immagine, l'informazione tridimensionale contenuta nella figura [2], la proiezione verticale dei punti che compongono l'impronta si possono spiegare con un irradiamento di protoni che sarebbero stati emessi dal corpo, sotto l'effetto di un apporto di energia sconosciuta.
L'irradiamento protonico, con un'ergia dell'ordine di 1 MeV (un milione di elettronvolt), può attraversare parecchi centimetri nell'aria e alcuni centesimi di millimetro nella cellulosa; inoltre può essere focalizzato da un campo elettrico e può rendere più fragile, quindi più rapidamente ossidabile, la cellulosa. I protoni, una volta rallentati, possono produrre un'ossidazione acida e disidratante della cellulosa come quella dell'impronta sindonica.
Rinaudo ritiene che gli atomi coinvolti nel fenomeno siano quelli del deuterio, presente nella materia organica: è l'elemento che ha bisogno della minore energia per estrarre un protone dal suo nucleo, che è formato da un protone e da un neutrone. È un nucleo stabile, quindi c'è stato bisogno di un apporto di energia per romperlo. I protoni prodotti dalla fotodisintegrazione del nucleo del deuterio, che hanno proprio l'energia dell'ordine di 1 MeV, avrebbero formato l'immagine, mentre i neutroni avrebbero irradiato il tessuto, con il conseguente arricchimento in 14C che avrebbe falsato la datazione [3].
Gli esperimenti condotti su tessuti di lino hanno portato a risultati confrontabili con la Sindone. Interessante il fatto che il successivo invecchiamento artificiale dei campioni rinforza le colorazioni delle ossidazioni ottenute.

[1] La Cultura della Sindone, Atti del Convegno si San Felice Circeo (Lt), 24-25 agosto 1996, pp. 19-24.
[2] Questa proprietà particolare della Sindone fu scoperta e studiata a partire dagli anni '70 dai fisici americani John P. Jackson ed Eric J. Jumper, che in quanto appartenenti alla U.S. Air Force Academy poterono avvalersi dell'utilizzo di sofisticatissimi (per l'epoca) strumenti di analisi d'immagine come il VP-8.
[3] Alla stessa conclusione sono giunti gli esperimenti di Mario Moroni e Francesco Barbesino, secondo i quali un fenomeno di origine fotofolgorante avrebbe alterato la composizione della cellulosa del telo, facendo risultare la datazione al 14C errata di qualche centinaio di anni. Questo fenomeno, unito ai successivi eventi subiti dalla Sindone, come ad es. più incendi (in particolare quello del 1532), avrebbero portato l'esame del radiocarbonio a sbagliare la datazione di circa 1300, facendo appunto risultare il telo sindonico come prodotto nel XIV secolo invece che nel I d.C. Barbesino F.-Moroni M.: L'ordalia del Carbonio 14, Pessano (Mi): Mimep-Docete 1997.



Approfondimenti
 

 
    Pagina completata il 01/01/2006
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