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Ipotesi fantascientifiche: la morte apparente

Non è questa la sede per una puntuale trattazione delle sciocchezze fantascientifiche che di tanto in tanto vengono dette sulla Sindone.
Premesso che le possibilità di sopravvivere alla crocifissione romana nel I secolo d.C. erano di 1 su qualche miliardo, tale che addirittura chi sopravviveva poteva avere diritto all'estinzione della pena e tornava ufficialmente (o diventava) un uomo libero, vale comunque la pena considerare alcune delle teorie assurde che più sembrano aver colpito l'immaginazione popolare.
Una di queste teorie, emersa negli anni '60, partiva dalla considerazione di assoluta fedeltà all'autenticità della Sindone e nell'identificazione dell'Uomo della Sindone con Gesù. Ad avanzare questa impossibile proposta fu Kurt Berna [1]: la Sindone dimostrerebbe che Gesù non è morto, ma sarebbe stato tolto dalla croce svenuto o in coma. Come prova viene asserito che da un cadavere non poteva uscire acqua e sangue come invece è accaduto quando il centurione ha trafitto il costato. Le ricerche di Berna sarebbero confluite in due suoi libri, intitolati il primo Il lenzuolo e l'altro Gesù non morì sulla croce, uscito nel 1957. Berna si presentava al mondo scientifico come un autore cattolico segretario dell'Istituto tedesco di investigazione sulla Sacra Sindone di Stoccarda. Questo istituto, sotto la direzione di Berna, realizzò importanti studi sul sudario da quando sono state pubblicate le fotografie di Enrie. Il 26 febbraio del 1959, Berna inviò una lettera a papa Giovanni XIII, nella quale chiedeva la possibilità di ulteriori accertamenti per verificare le sue teorie. Il 13 luglio del 1959 tuttavia, la Santa Sede, per mano di Guido del Mestri, Segretario agli Affari Interni, declinava la sua richiesta [2].
Quali sono i punti basilari della fantateoria berniana:

  1. se si fosse trattato di un corpo morto, non avrebbe potuto affluire sangue fresco da questi organi, lasciando così le loro impronte sul lenzuolo;
  2. in un cadavere recente, dopo che il cuore si è fermato, non solamente dopo qualche tempo non sgorga sangue dalle ferite, ma il sangue stesso si va ritirando nelle vene;
  3. la presenza della linea di sangue lungo il percorso del braccio destro (linea causata dal fatto che il braccio destro venne staccato dalla croce prima del sinistro) starebbe ad indicare l'azione del cuore nel corpo di Gesù solamente caduto in coma;
  4. la lancia è entrata tra la quinta e la sesta costola: la retta così tracciata dalla lancia passa sopra il cuore di Gesù che non rimase danneggiato, né colpito dalla lancia del soldato romano.

Le esplosive dichiarazioni del Berna costrinsero la Chiesa, con una nota dello stesso Pontefice del 30 giugno 1960, a sottolineare "La salvezza completa per mezzo del sangue di Gesù". Inoltre ci furono numerose lettere di protesta (riportate su Sindon), e il Centro Internazionale di Sindonologia di Torino mise una diffida nelle mani di un legale per gli interventi del caso.
Al II Convegno Nazionale sulla Sindone, tenutosi a Bologna nel 1981 (quindi all'indomani delle analisi dello STURP che smentivano le dicerie del Berna), Rodney Hoare, professore al Politecnico di Nottingham (ENG), tornò ad affermare che «il cuore doveva ancora battere mentre le macchie si stavano formando sulla Sindone». Inutile stare qui a spiegare la splendida spiegazione, degna dei migliori manga giapponesi di fantascienza, di come Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, una volta entrati nel sepolcro la prima notte (ma attenzione, la prima notte era Pasqua ed era fatto assoluto divieto ad un ebreo di entrare in contatto con un corpo morto, anche solamente presunto), avrebbero visto dei sussulti del corpo e sentito dei colpi di tosse. Forse davvero poco prima di loro era passato un rappresentante della Divina Scuola di Hokuto, venuto dall'Oriente, il quale con l'opportuna pressione di determinati tsubo aveva permesso a Gesù di tornare a respirare... Inoltre, che logica avrebbe il fatto che Giuseppe e Nicodemo sarebbero tornati indietro per riportare la sindone al sepolcro dovre sarebbe stata trovata da Pietro e Giovanni.
Hoare, nonostante la sua teoria fose stata già compiutamente e debitamente confutata sulla scorta degli innumerevoli esami eseguiti, continuò a ripresentare ad libitum la sua teoria, che culminò in una sua pubblicazione del 1994. Le sue teorie vennero riprese da Karl Herbst, Holger Kersten ed Elmar R. Gruber. Il primo era stato fino al 1971 un prete cattolico a Lipsia; successivamente era stato sospeso a divinis. Anche per loro, Gesù non era morto (e la prova sarebbe la Sindone) poiché «il sangue che usciva da ferite anche piccole era tanto fluido da macchiare il lenzuolo; sangue così fluido non può uscire da un cadavere».
Ancora nel 2001, uno scandaloso libro del trio Hopkins-Simmans-Wallace Murphy (scandaloso perché pieno di notizie che non stanno né in cielo né in terra) arriva alla conclusione che «Cristo era ancora vivo quando fu deposto dalla croce. [...] La reliquia mostra che il corpo della vittima, contrariamente alla tradizione ebraica, non fu lavato, ma fu abbondantemente unto con oli preziosi» [3]. Ci chiediamo se questi tre signori hanno mai letto qualcosa sulle tradizioni ebraiche: infatti, i morti di morte violenta, non avevano diritto ad essere lavati, né siamo in grado di comprendere come aloe e mirra possano favorire la guarigione delle ferite: si potrebbe prendere il signor Graham Simmans, trattarlo e seviziarlo come Gesù, spalmarlo con mirra e aloe e vedere se riesce a sopravvivere (sempre a patto che sia disceso dalla croce ancora vivo); inoltre anche volendo contraddire la Legge per devozione al loro Maestro, per i discepoli non ce ne sarebbe stato il tempo materiale.
Alla fine della presentazione di queste principali teorie, ci chiediamo inoltre fortemente se tutti questi signori abbiamo mai visto la Sindone e/o letto anche il più semplice lavoro scientifico su di essa (e in caso di risposta positiva, se l'abbiano capito...).

Non servirebbe neanche confutare la teoria, ma...
A sostegno della sua tesi, Berna portava le affermazioni di molte autorevoli personalità: ma anche loro, come il sedicente Hans Naber (alias appunto Kurt Berna), alla più elementare ricerca storica sono risultate inesistenti o comunque totalmente estranee alle sue affermazioni. La fortuna iniziale di Berna fu che le conclusioni sulla natura del sangue sindonico che confutavano la sua teoria vennero raggiunte solamente alla fine degli anni '70 dagli scienziati dello STURP con le stesse tecniche che avrebbero dovuto confermare la sua tesi: esami chimici, al 14C, ai raggi X, infrarossi e ultravioletti. Andiamo secondo i punti sopra esposti:

  1. Si, è vero che non esce molto sangue da un cadavere, ma è altrettanto vero non esce sangue già parzialmente raggrumato e siero separato da un persona viva (dunque Gesù doveva essere necessariamente morto). D'altronde il defluire del sangue mentre il corpo era già disteso nel lenzuolo, avrebbe dato luogo a macchie ben diverse: la stoffa si sarebbe imbevuta man mano del sangue che usciva, formando, attorno alle ferite, chiazze larghe e rotondeggianti.
  2. Il sangue non è uscito dopo che Gesù venne deposto dalla croce, ma già in precedenza, al momento delle sevizie e dell'inchiodatura alla croce stessa, e si sarebbe coagulato sulla stessa pelle del corpo.
  3. Come detto, l'aspetto dei rivoli presenti sulla Sindone è quello di sangue uscito mentre la persona era in movimento durante le fasi dei tormenti subiti. Questo sangue si era preventivamente coagulato sulla pelle: soltanto in un secondo tempo, a contatto con il lenzuolo imbevuto di aromi, il sangue si sarebbe riammorbidito e sarebbe passato sul tessuto, ma sempre con le caratteristiche di sangue già coagulato.
  4. Chiunque abbia studiato un virgola di anatomia alle scuole superiori (ma Berna si fermò alle elementari!) sa benissimo che il cuore è custodito all'interno di una cassa toracica nella quale sono presenti anche i polmoni. Ammettendo anche che la lancia non arrivò a lambire il cuore, per effetto della stessa presunta inclinazione di 29 °C, nell'attraversamento del torace, il colpo inferto da un soldato romano (non quindi da un pincopallino qualsiasi, ma da un membro appartenente ad uno degli eserciti più potenti dell'antichità) avrebbe come minimo spezzato due o tre costole e bucato entrambi i polmoni.

Come abbia fatto Gesù a sopravvivere senza polmoni (quindi senza poter respirare) e con le costole rotte in aggiunta agli innumerevoli traumi subiti resta un mistero al quale neanche la fede potrebbe rispondere!!!
Per quanto riguarda la successiva visione fantastica di Hoare, possiamo fare alcune considerazioni, alcune delle quali già espresse nel citato Convegno del 1981 dal professor Sebastiano Rodante di Siracusa:

  1. se il corpo, come il professor Hoare presume, fosse stato trasportato con tutta la Sindone, avrebbe trasformato in un pasticcio i rivoli di sangue decalcatisi sulla stoffa. Ma anche la semplice operazione di togliere il lenzuolo dal contatto con il corpo immobile sarebbe stata preticamente impossibile senza alterare i coaguli!
  2. L'esame dell'impronta corporea ha fatto affermare con certezza che l'uomo che fu avvolto nel lenzuolo vi era stato messo già cadavere ed in stato di rigidità. Basta entrare in una camera mortuaria per notare come i piedi, in un soggetto disteso, risultino paralleli o addirittura divergenti. Sulla Sindone invece appaiono chiaramente convergenti, posizione innaturale derivata dall'inchiodatura alla croce, fissata dal "rigor mortis".
  3. Se vi fosse stato un movimento di respirazione, benché minimo, l'impronta delle dita delle mani risulterebbe confusa (per effetto del gonfiamento/sgonfiamento della pancia che si verifica durante la respirazione in posizione supina). Inoltre l'anidride carbonica del respiro avrebbe determinato l'alterazione dell'impronta delle narici, perché avrebbe reagito con l'aloe e la mirra di cui era stato imbevuto il lenzuolo.
  4. Durante il periodo trascorso dal corpo già morto sulla croce, il sangue, per ipostasi [4], deve essersi raccolto in basso, cioè nella parte inferiore delle gambe e dei piedi. Quando fu tolto il chiodo, che fungeva da tappo, questo sangue, ancora liquido, ha cominciato ad uscire.

Come infine fece brillantemente notare Lamberto Coppini a conclusione di questo dibattito, professore (reale) di Anatomia Topografia all'Università di Bologna: «forse non si tiene conto del complesso delle lesioni che ha subito il Cristo. Veramente Giuseppe d'Arimatea aveva una camera di rianimazione che faceva invidia ai nostri migliori ospedali!!!».
E/O forse, aggiungiamo noi, anche un piccolo aiutino di qualche antenato di Ken il Guerriero...

[1] Werner Bulst, in un articolo comparso su Sindon, n. 4, dicembre 1960 (dal titolo "Fantasie eretiche di un visionario: Kurt Berna"), ci svela la vera identità di K. Berna: in realtà questi si chiama Hans Naber e non ha alcuna preparazione scientifica (il che si evince tranquillamente anche dalle sue affermazioni). Nel 1936, terminate le scuole elementari, divenne apprendista cameriere in un albergo. Dopo la fine della guerra si dedicò al mercato nero. Secondo le sue affermazioni, nel 1947 sarebbe rimasto un'intera settimana senza dormire, e avrebbe avuto rivelazioni da Cristo che fra le altre cose gli avrebbe detto: «Io non sono morto in croce».
[2] Il testo delle due lettere può essere letto in italiano al seguente indirizzo: http://www.scienzeantiche.it/testi/ (controllato il 01/01/2006).
[3] Hopkins M.-Simmans G.-Wallace Murphy T.: Il Codice segreto del Graal, Roma: Newton & Compton 2001 (nell'edizione Mondolibri, p. 152).
[4] In medicina, il ristagno del sangue nelle parti declivi del corpo; si osserva specialmente nei cadaveri. Dal greco hypostatikós nel senso di "sedimento".



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    Pagina completata il 01/01/2006
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