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LA VERA STORIA DEL FALSARIO CHE FABBRICÒ LA SINDONE!!!  
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Mujadin bar Allawi (1286-?1347)

La storia che ci accingiamo a raccontare ha davvero dell'incredibile: l'abbiamo ritrovata in un cassetto di un'antica casa situata nel Medio Oriente, posta a pochi km da Damasco. In effetti non sappiamo come questo antico libro, che ha tutta l'aria di essere stato scritto intorno alla prima metà dell'800 copiando certamente un molto più antico testo (la grammatica lo direbbe del XV secolo), possa esservi giunto, né come mai il gentile padrone che ci ospita ha avuto la fortuna (o la volontà) di entrarne in possesso. Sinceramente, non ho voluto perdere tempo a indagare ulteriormente questo tema: al mio primo incontro con questo gentile signore [1], l'unica cosa che mi interessava era il contenuto.

Noi uomini che credevano all'autenticità della Sindone, avevamo sempre pensato (giustamente) che il mitico falsario che realizzò la Sindone fosse uno sconosciuto personaggio proveniente dal Medio Oriente, talmente intelligente che avrebbe dovuto lasciar qualcosa di più di un semplice lenzuolo di lino con sopra dipinta l'immagine di un uomo. Ma invece niente.

Mai nessuno aveva pensato di recarsi nei suoi luoghi di origine a scoprire chi fosse veramente. Beh, noi l'abbiamo fatto, e questa è la sua storia.

Mujadin bar Allawi era il nome di questo straodrinario uomo: in realtà non sappiamo se sia veramente così la trascrizione in lingua occidentale del testo, ma la pronuncia corrisponde all'inglese, lingua che ho usato per dialogare con il mio ospitante. Le date che vedete sono state parimenti ottenute da lui sulla base di eventi chi mi ha detto avessero cronologia certa. In realtà, il punto interrogativo sulla data di morte è d'obbligo, intorno al 1345 il nostro uomo fa perdere le sue tracce (ancora non sono riuscito a capire il perché): ma difficilmente sono andato lontano dalla vera data della sua morte. 61 anni per l'epoca erano davvero una bella cifra, e non ho voluto spingermi oltre.
Lo scritto ha tutta l'aria di essere una pseudo-auto/biografia: Mujadin deve aver raccontato la sua vita a qualche suo allievo, che poi decise di trascriverla in maniera quasi ordinata, e così sembra essere incredibilmente giunta fino a noi.
Come detto, nasce nel 1286 in una località palestinese da genitori chiaramente arabi: la madre sembra fosse una filatrice, di quelle che lavoravano alle dipendenze di qualche padrone, mentre il padre era quasi certamente un operai edile, di quelli insomma che contribuiscono a costruire le case. Di estrazione non certamente ricca (lo "stipendio" mensile non gli permetteva certo di condurre una vita completamente fuori dalla povertà), fin da bambino mostrò uno spiccato interesse per le scienze: saranno stati gli scritti dei grandi scrittori arabi (questo non viene detto), le storie che si raccontavano la sera in famiglia davanti al fuoco prima di andare a dormire, sarà stato il genio del suo cervello, ma il nostro Mujadin fin dall'età di 7 anni cominciava a trafficare con ampolle, polveri e mercanzia varia. Già all'età dell'adolescenza poteva vantarsi di aver scoperto principi fisici e chimici che la nostra civiltà avrebbe raggiunto soltanto secoli più tardi. Ne faccio un riassunto:

a 20 anni, giocando con una lastra di vetro, scoprì che era possibile impressionare uno di quei teli che sua madre riusciva a rimediare per il lavoro che svolgeva. Aveva scoperto un primo rudimentale procedimento fotografico, da approfondire e migliorare certamente, ma le basi erano poste;
a 23 anni è lui stesso a dirci di aver scritto un piccolo trattatello di anatomia umana: aveva studiato le proporzioni corporee, la circolazione sanguigna, la disposizione degli organi interni;
a 25 aveva già alle spalle diversi anni di pratica pittorica, alle quali aveva unito le sue conoscenze anatomiche;
a 27 anni scopre che il mondo è regolato dalla forza di gravità;
a 28 trova la connessione tra la forza di gravità e la circolazione sanguigna che non era riuscito a ben comprendere negli anni precedenti nonostante i numerosi suoi studi;
a 30 mostra un particolare interesse per le pene capitali del mondo antico, in particolare quello romano. Grazie agli studi anatomici compiuti qualche anno addietro, scopre che i chiodi nella crocifissione venivano piantati non nel palmo della mano, ma nei polsi. Inoltre viene anche a conoscenza del fatto che la crocifissione romana prevedeva che il palo lungo fosse già fissato al terreno e ivi rimanesse per un numero imprecisato di esecuzioni, mentre era il patibolum ad essere continuamente cambiato e a volte trasportato dal condannato;
a 31 anni ha studiato le antiche pratiche di sepoltura degli ebrei;
a 32 anni si accinge ad iniziare complessi studi di chimica e fisica, che lo terranno occupato per almeno 8 anni. Qui vi chiederete: studi di alchimia come tantissimi altri, per la chimica ci vogliono i miscroscopi: e qui viene il bello! La geniale mente di questo straordinario uomo, gli fece intuire che sovrapponendo due vetri lavorati in modo particolare, si poteva ingrandire un'immagine...

Così, alla già veneranda età (per il tempo) di 40 anni, Mujadin dice: «Mi accingevo a compiere l'opera più grande del mondo. Le generazioni future cadranno nel mio tranello». Ahimé, aveva proprio ragione!!!
Non sappiamo se l'idea di ricreare il lenzuolo funebre che aveva avvolto un certo Gesù Cristo, dai Musulmani venerato come un profeta, gli fosse stata suggerita o fosse farina del suo sacco: personalmente pretendo per questa seconda ipotesi; Mujadin cominciò a studiare già da bambino. Evidentemente consoceva il cristianesimo, il suo fondatore e le sue vicende, e decise di giocare uno scherzetto secolare di proporzioni colossali. La cosa apparentemente strana è che secondo i Musulmani appunto, Gesù non morì in croce. Inizialmente aveno dubbi sulla provenienza di Mujadin, pensavo che con la famiglia fosse sfuggito alle grinfie dell'impero bizantino, ma questa ipotesi con i dati presenti nel manoscritto mi apparve assai poco probabile, e mi arresi all'evidenza.
A quel punto io e il mio interlocutore abbiamo pensato ad un committente: ma ancora Mujadin ci smentiva: non era conosciuto negli ambienti che contavano del potere, e d'altronde lui non aveva alcun interesse a farsi conoscere. Anzi, quando scopriranno le sue immense conoscenze, sarà costretto a fuggire: «Ben sapevo quello che avrebbero fatto del mio sapere. Ben sapevo come sarei stato trattato. Ma la scienza è il mio godimento, non il denaro che da essa deriva. Così partii, lasciando la mia opera ai miei discepoli, affinché la facessero conoscere al mondo». Qui si interrompe il manoscritto: la data citata del 1345 il nostro interlocutore l'ha ricavata dagli eventi descritti precedentemente nel testo.
Dunque abbiamo la prova provata che u uomo ebbe l'idea di fabbricare la Sindone, e per far ciò si avvalse di alcuni fidati collaboratori.

 

 

[1] Per oggettivi motivi di privacy, non rivelerò il suo nome.

 
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